25 aprile 2010 con il partigiano NINO

Diario del "nostro" 25 aprile

Oggi un bel sole saluta il 65° anniversario della Liberazione.
In via Bernardino Verro 44 c’è fermento: chi spazza la strada, chi dispone le bandiere, chi sistema la pianola, chi prepara le coccarde tricolori.

Vogliamo fare presto e bene: oggi si onora la memoria del giovane partigiano Angelo Pavesi , 40° Brigata Matteotti , nome di battaglia NINO, che proprio qui, in questo palazzo abitava. E l’ANPI verrà, con la sua gloriosa bandiera, per deporre una corona sulla lapide.

Ogni 25 aprile l’ANPI Vigentino fa il giro delle tredici lapidi dei partigiani del quartiere– e quest’anno fa tappa anche qui, per richiesta del CIRCOLO PD VIGENTINO e per merito della COOPERATIVA EDIFICATRICE VERRO che, nel restauro della sede, ha voluto ripristinare in facciata quella lapide di cui si era persa la memoria.

La lapide recita “Qui abitò Angelo Pavesi che alla causa della Libertà fece dono della vita.” 1920-1945

Da queste parole siamo partiti: per non vanificare il dono del giovane partigiano. Perché qualsiasi dono, anche il più prezioso, è privo di senso se non c’è chi lo riceve, e se ne fa carico. Se non c’è chi lo conserva e ne rilancia con forza il messaggio, in qualsiasi tempo. Specie nei nostri tempi sofferti, privi di un sentire comune e di principi condivisi.

Ci è sembrato, questo, il modo migliore per celebrare il 65° anniversario della Liberazione: riprendendo cioè’ il filo della memoria, punto di ancoraggio che tiene salda la nostra identità, per ritrovare slancio e passione nelle sfide che stiamo vivendo. Di Angelo, della sua vita personale, dei suoi sogni di ragazzo in un paese precipitato dalla dittatura alla guerra e poi nel vortice di uno scontro tra fratelli, abbiamo scoperto poco, nonostante le ricerche. E’andato con i partigiani, nella 40 Brigata Matteotti, è morto sui vent’anni, è stato riconosciuto tra i martiri della libertà, come certificano i documenti presso l’Annuario dell’ANPI.

Ma noi non volevamo farne un eroe sopra le righe, ci tocca e ci piace di più la sua dimensione di uomo semplice, di ragazzo della porta accanto, che, davanti al bivio, sa prendere posizione, con la schiena dritta, costi quel che costi.

Per questi molti erano commossi quando si sono levate nella via le note del”Silenzio”, e quando una giovane ha letto la “lettera aperta al partigiano” che abbiamo voluto dedicargli, per riflettere con lui, Resistente di un tempo, della nostra condizione di “resistenti “confusi di oggi.

Tante belle bandiere, tanta gente, e tanti volti giovani, gratificante il gruppo degli studenti tedeschi e spagnoli venuti in Italia per studiare la resistenza – Molti gli applausi alla ripartenza del corteo Anpi.

Affiorano i ricordi. Lucia racconta il suo 25 aprile del 1945: era pronta per la cresima in Chiesa Rossa, quando il micidiale “Pippo”, in volo radente, colpisce un carretto carico di frutta. Cade il cavallo, i bambini urlando si rifugiano nel sotterraneo. Aspettano. Verrà l’arcivescovo? No, il cardinal Schuster non può venire, è impegnato nelle ultime, febbrili trattative tra le parti per scongiurare altro spargimento di sangue in città…. Per stemperare l’emozione, abbiamo chiesto ad Alfredo, già musicista alla Scala, di suonare per noi gli “inni obbligatori” : Bella ciao, Fischia il vento, Addio Lugano bella… Si chiude con Fratelli d’Italia: mano sul cuore. Se i politici capissero che di emozioni si vive…!

Angela Lanzi- PD Circolo Vigentino
 
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- 25 aprile 2010 -
65° ANNIVERSARIO della LIBERAZIONE dal NAZIFASCISMO


Lettera aperta ad Angelo Piero Pavesi, resistente di ieri, ad uso di quelli ( pochi ) di oggi.

CARO ANGELO, CARO PARTIGIANO

Io non ero ancora nata quando 65 anni fa, tu ragazzo sui vent’anni, hai fatto “dono della vita alla causa della liberta”, come si legge sulla lapide che oggi onoriamo.

Oggi apprendo che Nino ( questo il tuo nome di battaglia ), partigiano della 40° Brigata Matteotti, residente in via Bernardino Verro 44, moriva a causa delle ferite riportate mentre sfuggiva ai miliziani della Muti, venuti per catturarlo. Tu, Nino, sentivi che la liberazione era vicina, ma a te non era concesso questo traguardo per cui avevi investito i tuoi anni ardenti e generosi.
Tu non sei stato a guardare, tu hai gridato: NON IN MIO NOME!
contro la violenza di un pensiero unico, fonte di tanti lutti e tragedie per il paese.
TU HAI FATTO UN PASSO AVANTI, perche’ del MALE ASSOLUTO DI OGGI
che è L’INDIFFERENZA, L’ASSENZA DI PASSIONI, LA MANCANZA DI CORAGGIO –
tu hai scelto di non essere toccato. hai scelto di resistere.
Sembrava che il sangue dei martiri della Resistenza, quale tu sei, sarebbe bastato
per assicurare all’Italia un futuro fatto di valori imprescindibili: come la CONVIVENZA nella DEMOCRAZIA, finalmente conquistata, pagata al prezzo di tante vite,
e la PACE, NEL RISPETTO DEI DIRITTI DI TUTTI.
Eppure oggi, dopo tanti anni, ci ritroviamo a domandarci, drammaticamente, se stiamo riavviandoci verso quella china pericolosa che, negli anni ’30 ci portò al fascismo.
Ai nostri giorni, per restaurare quel clima, non c’è più bisogno di carri armati o di tribunali speciali.
La democrazia può essere compromessa con l’uso di altri mezzi, meno cruenti, ma infinitamente più subdoli e altrettanto efficaci - e devastanti: sono i MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA se, concentrati nelle mani di uno solo, insieme a grandi ricchezze, possono ipnotizzare il sentire e condizionare la pubblica opinione fino a estorcere, senza averne l’aria, il consenso.
Questo paese sta cadendo in una trappola micidiale SE NOI NON RESISTIAMO. Se non gridiamo forte e chiaro “Non in mio nome” , come tu hai fatto- liberandoci dalle paure, scendendo nella mischia, contro NUOVI egoismi e separatismi, contro furbizie e violenze, per creare altri orizzonti.
Già il revisionismo storico avanza; già si tenta di equiparare i caduti partigiani a quelli dei repubblichini di Salò; già si negano persino l’Olocausto e i campi di sterminio nazisti; e qui nel nostro quartiere, già si tenta di infangare la figura di Sandro Pertini da parte della maggioranza DI DESTRA del Consiglio di Zona 5 .E sempre a nome di tale illuminato Consiglio, si vuole confinare per così dire in cantina le celebrazioni del 25 aprile, negando l’uso della sala consiliare, un luogo pubblico all’altezza di quei valori civili che hanno fatto grande il nostro paese.
CARO Angelo Pavesi, per questo siamo qui in questo 25 aprile, 65 anniversario della Liberazione: perché, c’è ancora qualcosa da liberare e c’è ancora molto per cui resistere.

Onore a te, giovane partigiano, nome di battaglia NINO, che ci inviti a usare LE ARMI DELLA MENTE E DEL CUORE, perché in ogni paese, in ogni tempo - e prima di tutto: RESISTENZA E’ CATEGORIA DELLO SPIRITO.