Angelo Vassallo: un simbolo di legalità.

"Un simbolo di legalità".

Così Alfredo Greco, il sostituto procuratore di Vallo della Lucania, ha definito Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica nel Cilento ucciso dalla camorra due giorni fa, il 5 settembre 2010.

Questo terribile atto sconvolge le nostre coscienze perché ci grida in faccia - ancora una volta - che in alcune zone del nostro Paese, sempre più ampie, essere un simbolo di legalità non è consentito, specialmente a chi amministra la cosa pubblica.

Mentre la politica nazionale da mesi discute di questioni secondarie, intere generazioni si formano e crescono nel deserto dell'illegalità, intimidite e umiliate, costrette a un'insopportabile scelta tra il silenzio complice e la testimonianza della legalità, tra il vivere e il morire.

Una raffica di colpi di pistola calibro 9, sparati da chi pare essere ormai il padrone dei destini di un intero popolo,  ha ucciso un uomo per bene mentre tornava a casa. 

Come ogni volta, anche questa volta torna alla mente l'elenco, che pare non interrompersi mai, di tutti quegli uomini  per bene uccisi con le stesse modalità, mentre tornavano a casa o andavano al lavoro o portavano a scuola i figli, come, a Milano, l'avvocato Ambrosoli, il giudice Alessandrini, il giudice Galli, il giornalista Tobagi, il maresciallo degli agenti di custodia De Cataldo, per citarne solo alcuni.

Quante famiglie ancora dovranno subire lo strazio della perdita del proprio padre, figlio, fratello dopo aver subito, nella solitudine, la tragedia della paura costante, prima che quest'Italia decida di garantire a questi uomini e donne quella normalità che oggi è apparentemente garantita solo a chi non vuole o non può praticare il rispetto della legalità?

Quante generazioni ancora dovranno rinunciare all'aspirazione di vivere in una terra in cui la sopraffazione non sia la regola ma un'eccezione stigmatizzata e contrastata da un sentire comune più forte della forza delle armi?

Quando saremo in grado di "sentire  la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità" come auspicava  Paolo Borsellino oltre 20 anni fa.

Noi che abbiamo deciso di impegnarci nella politica militante perché convinti che essa sia lo strumento per creare le condizioni per una società migliore, siamo interpellati con forza dall'omicidio del sindaco Angelo Vassallo, ucciso proprio per quella fede nella possibilità di migliorare le condizioni delle persone attraverso il rigore della propria attività di amministratore pubblico.

L'uccisione di Angelo Vassallo ci impone di pretendere prima di tutto da noi stessi, ma specialmente da chi assume l'impegno pubblico, il rispetto della legalità e il contrasto, culturale ancor prima che giudiziario, del malaffare, della piccola convenienza.

Domenica mattina alle 10:00 è convocata presso la sede del nostro circolo la riunione del coordinamento. 
In quella sede ritengo che dovremo individuare, tra gli strumenti  a nostra disposizione, quello che ci consenta  di scongiurare il pericolo prospettato oggi da Roberto Saviano, e cioè che "Angelo Vassallo rischi di morire per un giorno soltanto ed  essere subito dimenticato".

Cosimo Palazzo
coordinatore del Circolo Vigentino