LO STATISTA

Truffia era un piccolo staterello dell’Europa orientale. Si trattava di una repubblica democratica, ma solo fino ad un certo punto “democratica”. Il capo del Governo era il “conducator” Ligator ed era al potere da circa diciott’anni. Il suo partito era stato votato dal 30% appena degli aventi diritto, ma, in coalizione con il partito xenofobo e ultralocalista, nonché con l’appoggio più o meno palese della Chiesa d’Oriente, in cambio del mantenimento delle sue prerogative e privilegi, non vi era chi potesse sbalzarlo dal comando. Amava apparire come il paladino dei valori della tradizione, specie per compiacere l’elettorato bigotto e baciapile sempre potente nello stato di Truffia, e specialmente diceva di privilegiare i valori della famiglia, al punto che ne aveva avute ben due e che anche una terza, con una avvenente ministra, non gli sarebbe dispiaciuta. Le sue due famiglie infatti disponevano di una potenza economica quasi illimitata e si giovavano della proprietà dell’unica rete televisiva e dei pochi giornali del paese con cui detenevano il monopolio dell’informazione, necessario per formare il consenso.Tutto potrebbe quindi sembrare liscio come l’olio; ma c’era un “ma”. Ligator era in guerra perenne con la Magistratura del paese che, secondo la Costituzione vigente, era indipendente e autonoma e i suoi membri, che provenivano tutti, anche i Pubblici Ministeri, dalla Scuola Superiore della Giustizia, si erano messi in testa che nessuno fosse al di sopra della Legge; cosa che il capo del Governo trovava sommamente disdicevole perché lui era al di sopra di tutto. Il Parlamento, formato da due Camere, era quello che si poteva definire “una assemblea di compiacenza”. Era un organo che serviva solo a tramutare in leggi le iniziative unilaterali del Governo, senza contraddittorio tra il gruppo della sparuta opposizione e quello della prezzolata maggioranza di proprietà del premier. Ligator, che era ormai entrato nell’età della vecchiaia, aveva l’ossessione delle donne e del sesso che continuava a praticare copiosamente ( sognava l’eterna giovinezza come Faust ) con vari ausili chimici e meccanici; per cui dispensava soldi, cariche pubbliche ( pagate dai contribuenti ), gioielli, case e perfino auto ad attricette,veline, letterine, escort e fanciulle di bell’aspetto, perfino minorenni.

LA CORTE DEI MIRACOLI
Una sera d’estate, ad una cena di partito, un giornalista a lui devoto fino al servilismo, di nome Cornelius, molto chiacchierato come prosseneta, gli presentò sua moglie, il cui nome d’arte era Jessica, giovane donna venticinquenne, bellissima, attricetta di non specchiata virtù, di cui Ligator subito s’invaghì. 

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