L'Angolo di Beppe. "Il Populista"

IL POPULISTA

Populista è l’uomo pubblico che, a fini di potere, instaura un rapporto diretto fra sé e le masse popolari di qualsivoglia estrazione sociale, come lo fu Juan Peròn per l’Argentina degli anni 50.

Il populista non ammette corpi intermedi o strutture create dalle leggi nell’essere a capo di un popolo. Egli confonde sempre, a volte di proposito, il concetto di democrazia con quello di dominio incontrastato su di un paese grazie all’investitura popolare.

L’etimo della parola “democrazia” sembra dargli comunque ragione poiché “democrazia”, nella sua comune accezione, significa “governo del popolo”. Il populista afferma di seguire l’iter democratico e di governare in nome del popolo, dato che questo ha riposto su di lui la sua fiducia e il suo consenso. Egli finge però di dimenticare la lezione del padre del pensiero politico moderno, cioè di Montesquieu, il quale affermava che, perché un regime possa definirsi democratico, occorre non solo che il potere sia esercitato in nome e per conto del popolo, ma che tale potere non sia concentrato nelle mani di uno solo.

Bisogna infatti che questo potere, frazionato in tre parti, cioè il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario, sia esercitato da tre organi diversi e indipendenti come il Parlamento, il Governo e la Magistratura. Solo rispettando questa suddivisione fondamentale per le libertà si può quindi parlare di “ democrazia”, non bastando più il solo consenso popolare in favore di un solo individuo.

Come tutti sappiamo, nel nostro paese si tende dunque a confondere la democrazia con il governo di uno solo il quale ha ricevuto dalle urne l’investitura popolare per comandare”legibus solutus”.

Il paradosso è quando il designato dal popolo in realtà non governa! E non governa per sua stessa definizione del ruolo. Infatti costui al massimo comanda; cioè si limita a dare degli ordini ai suoi sottoposti(parlamentari di maggioranza, ministri,informazione privata e sedicente pubblica), lottando strenuamente contro il terzo potere, quello giudiziario, che rifiuta di sottomettersi.

Di qui la sua sola azione possibile, cioè quella esercitata non nell’interesse di tutti i cittadini, ma nell’interesse esclusivo dell’Egoarca e di coloro che appartengono alla cerchia dei suoi alleati, compagni di merenda e amici più o meno interessati. Quindi ne derivano i tentativi di fuggire dai processi che lo coinvolgono direttamente o indirettamente, con i vari “lodi” i “legittimi impedimenti”, il “processo breve”, o gli sforzi per difendersi dagli scandali che lo vedono protagonista sul piano morale o penale con la cricca dei suoi sodali.

Ne è esempio in Italia il DDL sulle intercettazioni telefoniche che impietosamente mettono il re a nudo non solo davanti alla giustizia, ma anche davanti alla pubblica opinione. Questa, per quanto cloroformizzata e mitridatizzata dai media a lui sottoposti, si rivela ai suoi occhi di importanza vitale per mantenere il potere.

Non vi è assillo peggiore per il populista che quello di compiacere la più larga fetta possibile di opinione pubblica, che è l’unico elemento che lo sostiene al comando, senza la quale sarebbe spazzato via inesorabilmente. Si spiega così la cura maniacale nell’ordinare e nel consultare sondaggi di opinione. Si spiega così anche quell’ondeggiamento continuo, quel cambiare posizione e opinione dalla sera al mattino, quel nascondere certe realtà spiacevoli(come quella della crisi economica) o quel contraddirsi continuamente nel formulare dichiarazioni, accusando i mezzi di informazione di averlo frainteso.

Questi giri di valzer, apparentemente inspiegabili e spesso ridicoli, ma motivatissimi per chi li sappia interpretare, sono fatti all’unico scopo di compiacere la botte e il cerchio, di fingere di accontentare tutti o di scontentare il minor numero di cittadini possibile. Per questo qualsiasi decisione di governo in una direzione definita resta molte volte inattuata.

Ecco perché si diceva pocanzi che in realtà il populista non governa. Per governare bisogna prendere certe decisioni, a volte scomode per larghe categorie di cittadini, che potrebbero quindi negare a chi le prende il loro consenso. L’esempio più chiaro di questi giorni è quello che riguarda il problema dell’evasione fiscale in Italia. A nessuno piace pagare le tasse, specie quando sono alte, con buona pace dell’ex-ministro di centrosinistra Padoa-Schioppa.

Il populista liscia quindi il pelo agli evasori accusando di esosità il sistema fiscale italiano e arrivando addirittura a giustificare l’evasione in molti casi! Quando però l’opinione pubblica onesta si rivela preoccupata e spaventata dalla crisi economica e dal rischio Grecia il populista tuona contro l’evasione fiscale, minaccia sfracelli a carico degli evasori(e dei corrotti anche fra i suoi amici) per tranquillizzare i cittadini che pagano regolarmente le tasse e che sono la maggior parte nel paese, ma sa che dopo poco tempo, dopo che la buriana sarà passata, non se ne farà più nulla. La crisi la pagheranno i soliti noti, cioè statali, dipendenti, pensionandi, funzionari pubblici,intellettuali, magistrati(detto per inciso, si puniscono in genere gli elettori dell’opposizione), e i 100 e passa miliardi di euro di evasione annua in Italia verranno dimenticati. Con quei soldi, altro che manovra economica correttiva si potrebbe fare!

Importante è dunque mantenere il consenso. Questo è fondamentale per l’esercizio del potere che, a sua volta, garantisce la protezione e l’accrescimento dei propri interessi privati e l’immunità nei confronti della giustizia che non potrà, per ora, perseguire i reati finora dal populista commessi.

Osservazione curiosa e un po’ paradossale: di norma un governante che ha a cuore i governati si adopera per dare esempio di buon governo e ciò gli garantisce il consenso. Il populista , al contrario, compiace la maggior parte possibile di cittadini, anche disonesti, esclusivamente per mantenere il proprio potere e portare tranquillamente in porto i propri affari privati.


Giuseppe Benincasa Circolo Vigentino PD Milano