L’Italia prima di tutto
Quando il Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano convocò il segretario del Partito Democratico
Pierluigi Bersani per chiedergli se fosse disponibile ad appoggiare un governo
tecnico dopo le dimissioni di Berlusconi insieme al partito di maggioranza e al
Terzo Polo per tentare di salvare il paese dal baratro in cui stava per
precipitare, il nostro segretario non esitò: per me – disse – viene prima di tutto l’Italia.
Egli sapeva bene, come d’altra
parte il Presidente, che il clima politico nel paese era da tempo cambiato e
che gli italiani avevano smascherato finalmente la vera natura del
berlusconismo ed erano pronti al cambio di maggioranza non appena si fosse
votato. Anche il Parlamento aveva sconfessato finalmente il blocco PdL-Lega
votando contro il documento del consuntivo di bilancio e facendo mancare al
Governo i numeri necessari. Non vi era quindi tempo da perdere se si voleva
salvare questo paese. Ancora un mese e lo Stato non avrebbe più avuto i denari
per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici e le pensioni in quanto nessuno
avrebbe più fatto credito all’Italia accettando i nostri titoli del debito
pubblico o saremmo stati strozzati con interessi esorbitanti, come stava ad
indicare lo spread con i titoli decennali tedeschi impennatosi oltre i 540
punti.
Bersani non esitò, pur sapendo
che se si fosse andati a votare il Partito Democratico avrebbe certamente vinto
le elezioni politiche. Ma a che prezzo! Sulle rovine del paese. L’uomo dello
Stato accettò quindi di sostenere un Governo tecnico guidato dal professor
Monti, economista di chiara fama, l’unico che potesse intraprendere l’opera di
risanamento per condurre il paese alla salvezza...
Clicca qui per continuare a leggere